I 17 obiettivi dell’Agenda
“I 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e i 169 traguardi che annunceremo oggi dimostrano la dimensione e l’ambizione di questa nuova Agenda universale. Essi si basano sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e mirano a completare ciò che questi non sono riusciti a realizzare. Essi mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale.” (cit. Risoluzione dell’Assemblea Generale ONU no. 70/1. Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.)
Gli obiettivi fissati per lo sviluppo sostenibile nell’Agenda 2030 hanno una validità globale, riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e cultura.
I 17 Goals fanno riferimento ad un insieme di questioni importanti per lo sviluppo che prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile economica, sociale ed ecologica e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza , ad affrontare i cambiamenti climatici , a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani.
Tra questi, i goals 7 “Energia Rinnovabile”, 8 “Buona occupazione e crescita economica”, 9 “Innovazione e infrastrutture”, 11 “Città e comunità sostenibili” e 12 “Consumo responsabile” fanno specifico riferimento al mondo delle imprese, dell’energia e delle comunità sostenibile e sono profondamente interrelati tra di loro.
In particolare alla logistica sostenibile sono particolarmente legati:
Goal 7: Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
• 7.2 Entro il 2030, aumentare (…) la quota di energie rinnovabili nel mix energetico (…)
• 7.3 Entro il 2030, raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica
Goal 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e consumo
• 12.6 Incoraggiare le imprese, (….), ad adottare pratiche sostenibili e integrare le informazioni sulla sostenibilità nelle loro relazioni periodiche
• 12.c Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili inefficienti che incoraggiano lo spreco, (….), anche attraverso la ristrutturazione fiscale e la graduale eliminazione di quelle sovvenzioni dannose, (….)
Goal 13: Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze
• 13.2 Integrare nelle politiche, nelle strategie e nei piani nazionali le misure di contrasto ai cambiamenti climatici
Questi obiettivi comportano azioni rapide e di vasta portata nei settori dell’energia, delle infrastrutture, nei sistemi industriali e urbani. Una logistica orientata al rispetto dell’ambiente costituisce un importante punto di partenza.
Le politiche per una logistica sostenibile
È ormai un fatto acquisito che inquinare è un costo per la società, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche squisitamente economico. Costi che si pagano sul piano della salute pubblica, della qualità di vita delle persone, su quello delle ricadute negative per le più diverse attività economiche, o per il ripristino dei territori contaminati.
In linea con gli indirizzi fissati dall’ONU attraverso l’Agenda 2030 e dall’Unione Europea con il pacchetto per la ripresa NexgenerationEU, l’Italia ha messo a punto il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che focalizza la sua attenzione proprio sui temi della transizione ecologica e della mobilità sostenibile.
Ma come si declina la sostenibilità ambientale in ambito logistico? Su vari livelli, cha vanno dallo sviluppo di un sistema infrastrutturale efficiente, in grado di rispondere, quantitativamente e qualitativamente, alle esigenze del mercato, all’utilizzo delle tecnologie informatiche per l’ottimizzazione dei flussi, ad esempio evitando i ritorni a vuoto, riducendo i tempi di attesa nei punti di carico/scarico, piuttosto che in quelli di scambio modale (es. porti, terminal ferroviari, ecc.).
Proprio il tema dello scambio modale, ossia favorire l’utilizzo del treno rispetto al tutto-strada, è da tempo uno degli obiettivi della politica dei trasporti italiana. Ricordiamo ad esempio il Ferrobonus, ossia l’utilizzo di incentivi all’uso del combinato, piuttosto che la cosiddetta Cura del ferro, approvata dal Governo in carica nel 2017, che prevedeva ingenti investimenti per migliorare la rete ferroviaria, per arrivare all’attuale PNRR, che si pone obiettivi come l’aumento della competitività e dell’efficienza energetica del sistema portuale italiano, la digitalizzazione della catena logistica, la riduzione delle emissioni connesse all’attività di movimentazione delle merci.
Queste politiche hanno avuto al momento un effetto limitato, quanto meno sul piano nazionale, dove la quota delle merci trasportate via ferrovia rimane nettamente minoritaria rispetto al tutto-strada. I motivi però non sono solo di natura tecnica, o legati ad inveterate abitudini degli attori economici, ma risiedono anche nella struttura stessa del sistema economico italiano, fatto di piccole-medie imprese, fortemente concentrate nel Nord del Paese, che scambiano tra loro in un ambito spaziale relativamente ristretto, che poco si adatta all’utilizzo del treno.
Diversa è la situazione nel caso dei trasporti intermodali internazionali, che svolgono un ruolo fondamentale di connessione con i nostri principali mercati europei di riferimento, collegando con più di 600 servizi la settimana i terminal del Nord Italia, ai principali terminal ferroviari e porti del Centro-Nord Europa.
Un numero senz’altro significativo, probabilmente destinato a crescere in futuro, con l’intensificarsi delle politiche europee d’incentivazione all’utilizzo delle modalità a minore impatto ambientale, e che non deve stupire se si considera che l’Italia rappresenta da sola il 50% circa del traffico internazionale realizzato nel complesso dagli operatori intermodali europei.