Logistica sostenibile
La logistica sostenibile si riferisce all’insieme di politiche e misure che rendono possibile lo sviluppo di attività di scambio limitando l’impatto ambientale, a partire quindi da scelte “verdi”, ad esempio, nella tipologia di energia utilizzata, nelle emissioni prodotte, nel consumo idrico o l’occupazione di suolo.
Una logistica di questo tipo richiede pertanto a livello istituzionale un cambio nelle politiche dei trasporti e al livello aziendale un adeguamento dei processi e un cambio di configurazione infrastrutturale, dei sistemi, della gestione dei mezzi di trasporto e dello stoccaggio delle merci. L’obiettivo è trovare l’equilibrio “economico” ed “ecologico” che permetta all’azienda di crescere in numeri senza ricadere sull’ambiente, quindi in particolare è necessario puntare alla:
- Riduzione dell’inquinamento atmosferico, acustico, idrico e del suolo con riferimento all’intera supply chain
- Utilizzo intelligente e razionale delle risorse, promuovendo nuovi circuiti di riuso e riciclo ogniqualvolta sia possibile
Questo nuovo paradigma sta cambiando la logistica tradizionale e rappresenta un’occasione di innovazione e sviluppo che con il nostro progetto non vogliamo mancare.
Nuovi circuiti di riuso e riciclo
La logistica sostenibile è quindi il necessario supporto al nuovo circuito di riuso e riciclo dei rifiuti inerti, promosso dal nostro progetto, attraverso l’efficienza e la sostenibilità dei trasporti. È così che si creano nuovi materiali produttivi a partire dal rifiuto, che possono essere consegnati laddove maggiore è la richiesta.
La nuova filiera logistica deve perciò coinvolgere gli attori della mobilità delle merci in una progettazione coordinata e partecipata che migliori la qualità dell’ambiente e quindi la qualità della vita degli stakeholder territoriali.
Il nuovo approccio metodologico intende perciò unire al tavolo tutti gli attori interessati che possono trarre vantaggio dal nuovo circuito di riuso e riciclo. Da qui l’esigenza di andare “oltre la frontiera”, gli scarti, i cosiddetti rifiuti inerti, prodotti nell’area insubrica italiana possono trovare un nuovo impiego nel vicino territorio svizzero del Canton Ticino dove la richiesta è maggiore. Ma il trasporto tra i due lati della frontiera deve essere quanto meno impattante possibile e quindi, nel tentativo della riduzione al minimo del traffico su gomma transfrontaliero, si vogliono progettare percorsi intermodali che sfruttino al massimo le tratte ferroviarie esistenti.
Necessario in questo processo il coinvolgimento di istituzioni e del mondo delle imprese che si fanno attori primari della domanda/offerta necessaria a rendere sostenibile nel tempo il mercato degli scarti che diventano nuova materia prima.
Il nuovo approccio, infine, non si ferma all’esplorazione del mercato prossimale insubrico ma si espande anche a territori più vasti al fine di verificare e identificare i percorsi e le tratte ferroviarie che rendano il più possibile sostenibile lo scambio delle merci.